Calcestruzzi autocompattanti in Architettura

Nuove frontiere dell'Archiettura generate dall'utilizzo di un materiale rinnovato nelle qualita' prestazionali e di finitura.
Pubblicato il
Indice dei Contenuti

Il successo determinato dalla qualita' architettonica fortemente materica del museo MAXXI di Zaha Hadid, di recente inaugurato a Roma e che si candida fortemente a diventare un polo d'attrazione turistica non solo per i suoi contenuti ma per la singolarita' dell'edificio stesso, ha posto all'attenzione del grande pubblico le indiscutibili qualita' del materiale principale con cui il museo è stato costruito, cioè il calcestruzzo autocompattante.

Il MaXXi in fase di cantiere - Immagine 01Anche noto con la sigla SCC, acronimo dell'espressione inglese Self Compacting Concrete, il calcestruzzo autocompattante è un'interessantissima evoluzione nel settore dei conglomerati cementizi che possiede una fluidità molto elevata, al punto da permettere l'esecuzione di getti anche in casseri con forme particolari e con armature molto fitte senza correre il rischio che si creino vuoti d'aria o discontinuità successivamente rischiose per la performance strutturale delle parti d'opera.

In particolare il termine autocompattante si riferisce proprio alla caratteristica di questo calcestruzzo, determinata dalla sua elevata fluidità, di compattarsi nei casseri in cui viene gettata per effetto del solo peso proprio e senza alcun bisogno, di conseguenza, di interventi di vibrazione successivi al getto.

Queste particolari caratteristiche di fluidità e plasticità ne esaltano la lavorabilità anche in forme complesse e tortuose e dalla geometria non convenzionale, quali sono quelle progettate da alcuni dei più innovativi architetti viventi, permettendo anche di lasciare le superfici finite a vista perché l'assenza di porosità e difetti superficiali dona alle superfici una piacevole continuità di texture che non necessita di ulteriori operazioni di finitura.

Il MaXXi in fase di cantiere - Immagine 02Utilizzato molto in Giappone, in particolare da progettisti amanti delle sue qualità estetiche come il ben noto Tadao Ando, il Calcestruzzo Autocompattante può essere personalizzato, a seconda delle caratteristiche del progetto per il quale viene impiegato, attraverso il Mix Design, ossia il progetto della formula del calcestruzzo in funzione delle specificità costruttive di un dato cantiere: ad esempio, oltre alla scelta del rapporto proporzionale tra acqua e cemento, a seconda delle necessità costruttive il mix design deve prevedere l'utilizzo di viscosizzanti e di superfluidificanti, per ridurre le deformazioni dovute al ritiro in fase di maturazione, nonché additivi specifici per dare al calcestruzzo il colore che si desidera.

L'utilizzo degli SCC, per quanto a tuttoggi più oneroso dei calcestruzzi tradizionali, permette di recuperare economie relative alle forniture e pose in opera di materiali di finitura per le pareti esterne, delle quali non si ha più bisogno, perché fornisce un prodotto finito sui fronti esterni una volta effettuato il disarmo delle casserature; non è un caso che sia particolarmente amato dalla già citata Zaha Hadid perché permette di valorizzare al contempo la forza espressiva delle strutture ardite e la qualità architettonica dell'articolazione dei volumi.

riproduzione riservata
Calcestruzzi autocompattanti in Architettura
Valutazione: 3.00 / 6 basato su 1 voti.
gnews
  • whatsapp
  • facebook
  • twitter

Inserisci un commento



ACCEDI, anche con i Social
per inserire immagini
Alert Commenti
347.657 UTENTI
SERVIZI GRATUITI PER GLI UTENTI
SEI INVECE UN'AZIENDA? REGISTRATI QUI