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Bioplastica: la nuova frontiera della sostenibilità

Negli ultimi anni si sta cercando di sostituire la plastica con la bioplastica, realizzata con materiali naturali e biodegradabili. Ecco le varie alternative.
Pubblicato il / Aggiornato il

Bioplastica per ridurre l'inquinamento ambientale


Siamo ormai letteralmente sommersi dalla plastica, un materiale che è diventato il simbolo dell'inquinamento. Sono note a tutti le immagini sconvolgenti delle distese di bottiglie e contenitori vari in plastica che ricoprono le spiagge di tutto il mondo e che galleggiano nell'acqua, trasformando mari e oceani in vere e proprie discariche.

La plastica, insomma, è diventata un'emergenza globale, che va affrontata con urgenza per la salvaguardia del Pianeta. Da diversi anni si stanno quindi cercando delle alternative sostenibili alla plastica tradizionale, che possano essere utilizzate allo stesso scopo ma con un impatto ambientale ridotto.

Si tratta della cosiddetta bioplastica, ricavata da materiali organici e pertanto non inquinante e biodegradabile. Per produrre la bioplastica generalmente vengono utilizzati cereali, come mais e frumento, o scarti vegetali, come barbabietola o patata.

Ma la ricerca scientifica è in continua evoluzione e sono tantissimi i materiali rinnovabili che vengono usati come base per produrre plastica biodegradabile con cui realizzare oggetti di vario tipo. Si va dalle classiche buste, che ormai hanno sostituito i vecchi sacchetti in gran parte dei paesi occidentali, al packaging fino alla produzione di utensili usa e getta che possono essere facilmente compostati.

La bioplastica non sembra a ogni modo avere frontiere e sta diventando il materiale principe anche di molti oggetti di design. Sedie, tavoli, lampade e molti altri oggetti per l'arredamento vengono realizzati in questo materiale ecocompatibile, a conferma dell'importanza che ormai viene data al valore della sostenibilità ambientale.


Packaging in bioplastica dagli scarti del pesce


La ricerca di nuovi materiali sostenibili è, come dicevamo, molto attiva.
Ne è un esempio una recente innovazione proposta da Lucy Hughes, una giovane product designer laureata all'Università del Sussex, vincitrice della 15esima edizione del James Dyson Award, che ogni anno premia soluzioni innovative a problemi globali.

L'innovazione è una bioplastica ricavata dagli scarti di pesce e in particolar modo dalla lavorazione della pelle e delle scaglie e che si propone come alternativa alla plastica monouso e come soluzione all'inefficienza di alcuni processi di smaltimento.

Bioplastica dagli scarti di pesce, da Marinatex
MarinaTex, questo il nome del progetto, è un materiale in fogli flessibili e traslucidi, ottenuto dalla lavorazione degli scarti del pesce e utilizzando le alghe rosse come collante.
La produzione di Marinatex richiede relativamente poca energia e temperature al di sotto dei 100°C.

Progettato come materiale destinato al packaging alimentare ma indicato anche per il confezionamento di altri tipi di merce e prodotti, MarinaTex si degrada in 4-6 settimane è adatto al compostaggio domestico e non rilascia sostanze tossiche.

Secondo la sua ideatrice un merluzzo bianco atlantico potrebbe generare rifiuti organici sufficienti per produrre 1400 sacchetti in plastica biodegradabile.


Bioplastica dalle alghe per imballaggi non inquinanti


La giovane designer lituana Austeja Platukyte ha sviluppato un materiale biodegradabile a base di alghe che potrebbe sostituire il normale imballaggio in plastica a base di petrolio.

That's It, questo il nome dell'innovazione, è composto da due soli ingredienti: l'agar derivato dalle alghe e il carbonato di calcio rinforzato con una cera emulsionante.

Bioplastica: packaging di alghe, da Austeja Platukyte
La designer ha dimostrato che il materiale leggero e impermeabile si decompone seppellendolo nel terreno e monitorandolo regolarmente.


Oggetti in bioplastica dall'amido di mais


Risponde all'esigenza di creare materiali alternativi a quelli di origine fossile che assicurino biodegradabilità e/o biocompatibilità anche Nuatan, la bioplastica sviluppata da Crafting Plastics Studio.

Si tratta di una miscela di due biopolimeri ottenuti da amido, zucchero e olio da cucina usato. Questo mix, spiegano i progettisti, permette di ottenere un prodotto più resistente delle attuali bioplastiche, assicurando una degradazione innocua quando è compostato o addirittura ingerito.

Bioplastica: oggetti ecosostenibili, da Nuatan
Il materiale può essere stampato a iniezione, oppure in 3D o soffiato come le plastiche tradizionali. I progettisti sostengono che possa resistere a temperature di oltre 100 gradi Celsius senza perdere l'integrità e ha una durata di 15 anni.

Nuatan potrebbe essere usato per sostituire tutti i prodotti in plastica monouso come bottiglie d'acqua, sacchetti di carta e cannucce, ma anche per la produzione di qualsiasi altro oggetto.


Bioplastica per il design


Quando un brand come Kartell che ha fatto della plastica il suo materiale d'eccezione, si apre all'innovazione naturale, è evidente che qualcosa stia realmente cambiando.

Presentato per la prima volta in occasione del Salone del Mobile di Milano 2018, il nuovo materiale di punta del notissimo marchio di design è la bioplastica, un polimero vegetale proveniente da fonti di scarto della canna da zucchero.

Da circa tre anni, il brand è entrato nel capitale di Bio-On, società bolognese attiva nel settore della bioplastica di alta qualità. Da quest'alleanza è nata la nuova collezione in bioplastica.

Ne fanno parte la sedia Bio Chair disegnata da Antonio Citterio.

Bioplastica: sedia di design, da Kartell
Una sedia resistente e pratica a tutti gli effetti, e con le stesse proprietà termo-meccaniche delle sedie in plastica tradizionale, ma assolutamente green, perché realizzata con una materiale totalmente vegetale, sostenibile e biodegradabile.

Lo stesso materiale è stato utilizzato anche per il restyling del mobiletto icona della collezione Kartell.

Bioplastica: mobiletto di design, da Kartell
Disegnato nel 1967 da Anna Castelli Ferrieri, il noto componibile è uno dei pezzi più rappresentativi e più venduti della storia dell'azienda.

Oggi viene proposto sul mercato in un'edizione totalmente ecosostenibile in vendita da subito in quattro colori - verde, rosa, crema e giallo - nella versione a tre moduli.


Posate in plastica biodegradabile


Le posate in plastica usa e getta sono fra le maggiori responsabili dell'inquinamento. Diverse aziende hanno quindi scelto di investire in materiali alternativi e non nocivi all'ambiente per realizzare degli utensili compostabili.

Fra le varie realtà, Ecobioshopping ha un catalogo ricco di prodotti ecosostenibili per la cucina e la casa.

Oltre a bioshopper, contenitori, tovaglie, vaschette per il gelato e detergenti, troviamo anche set di posate usa e getta realizzate in bioplastica ricavata dall'amido di mais, un materiale 100% biodegradabile e compostabile.

Bioplastica: posate biodegradabili, da Ecobioshopping
Una proposta ideale per chi vuole concretamente contribuire alla lotta contro la plastica e l'inquinamento.

riproduzione riservata
Bioplastica ecologicamente corretta
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