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L'ikebana è un'antica arte giapponese consistente nel creare composizioni di fiori secondo regole precise, che risalgono ai primi omaggi floreali dedicati al Buddha.
Ci sono modi diversi per amare i fiori; c'è chi preferisce coltivarli in terrazzo o in giardino e chi ama adornare le case con fiori recisi.
Non c'è dubbio che i fiori portino una nota di colore in casa ma mentre il mondo occidentale tende a disporli nei vasi, in composizioni casuali, basate solo sull'accostamento cromatico e di specie, quello giapponese ne ha fatto una vera e propria filosofia oltre che un'arte.
L'ikebana, infatti, è una vera disciplina che mira a ottenere, attraverso la disposizione dei fiori secondo determinate regole, l'equilibrio, l'armonia e le giuste proporzioni.
Avvicinarsi all'ikebana significa capire soprattutto in cosa essa si differenzia rispetto alle composizioni occidentali.
Queste ultime mirano più alla quantità che alla disposizione dei fiori; dando importanza ai colori e alle forme delle corolle, tendono a eliminare rami e parti superflue.
Proprio perché particolarmente ricche, ma disposte in vasi con poca acqua, le composizioni occidentali sono destinate ad appassire rapidamente. Scelta obbligata, quella di rivolgersi verso una disposizione simmetrica, con vasi selezionati in base alle dimensioni dei gambi da contenere.
Per questo, nonostante la ricchezza della composizione, si finisce per perdere l'essenza di ogni singolo fiore.
Sono diversi i principi che regolano l'ikebana. L'utilizzo dei rami, disposti in modo da far risaltare l'unico o i pochi fiori, è uno dei capisaldi.
Si aggiungono anche sassi, radici, rami secchi, in composizioni completamente asimmetriche dove tutta la natura può trovarsi rappresentata.
Il vaso è di solito in ceramica, a tinte tenui o colori molto scuri, oppure in bambù o in rame.
L'importante è che sia molto sobrio perché non deve distogliere l'attenzione dai fiori, ma assecondare l'armonia dell'insieme.
Dal punto di vista storico l'ikebana nasce con l'avvento del buddismo (VI secolo d.C.) che dalla Cina si diffuse in Giappone ottenendo vasto seguito. Con la costruzione dei primi templi fiori e rami venivano portati per adornarli, come offerta alla divinità.
La religione originaria del Giappone era quella scintoista, che non ammette distinzione tra Uomo e Natura.
Essi sono legati in maniera indissolubile e l'uomo vive questo rapporto inscindibile con tutto il creato, con le montagne, i fiumi, i sassi e i fenomeni atmosferici. Perfino i frequenti terremoti e i tifoni improvvisi devono essere accettati ed assecondati, mai dominati.
Con l'avvento del buddismo, questa che era soltanto un'insieme di usanze, divenne una tradizione radicata, alimentata dai contenuti culturali che la nuova religione aveva portato con sé.
Il monaco buddista Ono–no–Imoko è considerato il fondatore dell'arte dell'ikebana. Lasciò la vita mondana (era un nobile di corte) per ritirarsi in un eremo sulle rive di un lago e dedicarsi solo alle composizioni floreali.
Esse erano realizzate nello stile Rikka, uno degli stili che contraddistinguono quest'arte, specchio emblematico dell'Universo, considerato nel suo insieme.
Tra il 1200 e il 1500 ci furono in Giappone importanti mutamenti sociali.
Il periodo è caratterizzato da numerose guerre e lotte tra le più potenti e prestigiose famiglie ed è allora che nacque la classe dei samurai, guerrieri votati alla loro difesa.
È proprio in quegli anni che prende piede la filosofia Zen.
I valori portati da questa dottrina rovesciano completamente la scala di priorità fino ad allora considerata. Le ricchezze, i beni materiali, sono considerati valori effimeri destinati a non durare a lungo per cui l'uomo deve mirare, attraverso la purezza e la semplicità, a superare il desiderio di questi beni terreni.
Il 1600 segna per il Giappone un periodo di pace, grande serenità e prosperità economica.
Ma il paese è ancora di stampo medievale e le sue frontiere sono di fatto chiuse al resto del mondo.
Anche l'ikebana di questo periodo è improntata alla filosofia Zen. Lo stile che si diffonde è il Seika e i tre elementi che lo compongono significano cielo – uomo - terra.
È il periodo in cui anche le donne incominciano a praticare quest'arte fino ad allora appannaggio di soli uomini.
Nella seconda metà dell'Ottocento finisce in Giappone l'epoca feudale e si aprono le frontiere, permettendo in tal modo di introdurre nuovi fiori, provenienti da altri paesi, fino ad allora sconosciuti.
Nel 1910 il giovane Unshin Ohara fonda una scuola che tende proprio ad utilizzare questi fiori oltre che vasi bassi e poco profondi, creando uno stile detto Moribana.
Dopo la seconda guerra mondiale l'ikebana si diffonderà in tutto il mondo con l'introduzione di novità che porteranno alla creazione di uno stile libero e uno stile astratto, in cui confluiscono anche nuovi materiali, fino ad allora sconosciuti alle composizioni come ferro, vetro, cartone, corde, metalli vari.
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