|
Intervenire in certi ambiti costruttivi, tramite opere di ristrutturazione, prevede scelte di tipo operativo oltre ad uno studio di carattere tecnico e storico delle strutture oggetto dei lavori.
Una delle maggiori difficoltà, che si può riscontrare, riguarda il caso in cui sia prevista la variazione della distribuzione interna di un vecchio fabbricato, resa necessaria da esigenze del cliente o da caratteristiche dello stato di fatto non compatibili con gli attuali standard abitativi.
Per comprendere questa condizione, è fondamentale richiamare lo sviluppo, in ambito architettonico, che si ebbe tempo fa con la nascita delle strutture intelaiate in cemento armato e in acciaio, ossia, di tipologie costruttive che hanno consentito una migliore (e libera da schemi) distribuzione degli spazi interni.
Queste caratteristiche, che in parte hanno influito sul nostro modo di concepire l'ambiente interno, sono, nella maggior parte dei casi, incompatibili con la struttura muraria dei vecchi fabbricati costituiti da paramenti portanti e posti a distanza ridotta.
Escludendo chiaramente interventi totalmente invasivi, come ad esempio lo sventramento del nucleo interno dell'edificio, si può procedere alla creazione di vani di collegamento all'interno delle strutture murarie.
Questa soluzione è particolarmente adatta per edifici di edilizia minore, ma non per opere monumentali (chiese, fabbricati storici), coperte da vincolo paesaggistico e dove è richiesto il mantenimento di ogni singola caratteristica tipologica.
Nell'esempio che segue, si evidenzia un sistema costruttivo adottato per strutture murarie dello spessore di circa 40/70 cm.
La tipologia costruttiva dei muri, oggetto di questi interventi, è di tipo a sacco e costituita, sui lati esterni, da pietrame calcareo irregolare di varia dimensione e tenuto coeso con malta di calce.
All'interno (tra i due paramenti esterni), lo spazio è riempito con materiale composto prevalentemente di malta di calce miscelata con pietrame di tipo informe, grossolanamente sbozzato.
Questo tipo di struttura muraria, pur nella apparente consistenza (dovuta prevalentemente al proprio spessore), ha dato origine in passato ad evidenti fenomeni di degrado.
La tenuta meccanica di queste strutture, infatti, non paragonabili a elementi monolitici, è caratterizzata dalla natura delle malte impiegate che, se di cattiva qualità, con il trascorrere del tempo e anche a causa d'infiltrazione di acqua, possono perdere parte della loro resistenza scomponendo, di fatto, la tessitura muraria.
Per queste peculiarità e in evidenza dell'apertura in breccia di vani di passaggio, è opportuno eseguire un'adeguata cerchiatura strutturale di rinforzo.
La necessità di realizzare questi vani di collegamento, così come evidenziato in precedenza, è dettata dall'esigenza di migliorare la funzionalità interna tramite l'accorpamento delle funzioni dei vari locali posti in adiacenza che, di fatto, compongono una parzializzazione dell'intero nucleo distributivo.
È evidente che la comunicazione tra ambienti dovrà essere eseguita con aperture aventi una larghezza adeguata, in funzione della destinazione interna, secondo un concetto open-space, ma pur sempre nel pieno rispetto della tipologia strutturale.
Per questo fine ogni portale dovrà essere studiato in funzione della resistenza del paramento murario oltre che di creare, in conseguenza, anche un elemento d'irrigidimento che possa permettere un'efficiente risposta alle sollecitazioni statiche.
Questa soluzione può anche essere indicata in interventi di miglioramento sismico.
Il sistema strutturale ritenuto più idoneo, scartata l'ipotesi di portali in cemento armato, è di utilizzare, per la cerchiatura, putrelle di ferro.
Nei fatti, la combinazione tra strutture metalliche e murarie, fa seguito a precedenti esperienze oltre che a fattori legati alla maggiore resistenza dell'acciaio, rispetto ad altri materiali, che permette di adottare, a parità di sollecitazioni meccaniche, sezioni portanti molto ridotte.
Tuttavia, per eseguire questi interventi, è d'obbligo attenersi a accorgimenti tecnici che consentano di eseguire i lavori in totale sicurezza e in assenza di eventuali dissesti o cedimenti localizzati.
Per la cerchiatura, in considerazione dello spessore murario, solitamente si prevedono due profili accostati tra loro.
Si procede inizialmente con la realizzazione dell'architrave, collocando una prima putrella su uno dei lati esterni del muro a sacco, rinforzando con malta e scarti di laterizi tutti i vuoti, al fine di ristabilire la continuità strutturale per consentire nuovamente la distribuzione dei pesi del setto murario sul nuovo elemento di ferro.
In seguito, adottando la medesima procedura, si procede anche sull'altro lato (opposto) del muro portante.
È evidente che, la larghezza dell'architrave, sarà maggiore rispetto alla luce finale del vano di passaggio, e ciò con lo scopo di garantire un'adeguata base di appoggio delle estremità.
A questo punto, e in modo naturale, la struttura ridistribuisce il carico direttamente sulle due putrelle, e quindi, di fatto, la muratura sottostante rimane priva di qualsiasi sollecitazione meccanica, permettendone la completa rimozione.
Questo momento deve essere accompagnato anche da una adeguata collocazione dei puntelli di rinforzo (di sicurezza) estesi per tutta la larghezza del vano.
La fase successiva prevede la realizzazione delle due spalle (stipiti) e della base di appoggio, mediante coppie di putrelle (dalle caratteristiche analoghe a quelle poste in architrave) adeguatamente saldate tra loro e connessi alla struttura con spinotti metallici.
Anche in questa fase è necessario ripristinare l'integrità e la continuità del pannello murario, con malta di cemento e rottami di laterizio, a totale riempimento di tutti i vuoti.
Nell'architrave, lo spazio tra i due profili metallici, viene saturato con una colata di calcestruzzo, e ciò per garantire una maggiore coesione del nucleo interno del muro a sacco costituito da materiale di minore resistenza.
Per gli stipiti, c'è anche chi predilige di adottare questo sistema, piuttosto che la semplice rincocciatura dei conci.
Una volta ultimati questi lavori, si può procedere alla rifinitura delle spallette e dell'architrave con rete porta intonaco e rasatura.
In alternativa, a questa soluzione, si può procedere semplicemente con la realizzazione di una controparete a secco in cartongesso.
La tipologia costruttiva su riportata, totalmente invasiva, in parte snatura la caratteristica tipologica della struttura muraria, e quindi si pone in antitesi con i concetti classici del restauro conservativo.
Su queste condizioni, è pertanto opportuno procedere con assoluta cautela (su ogni singolo caso), intervenendo esclusivamente in ambiti ordinari e di scarsa rilevanza storica, ed evitando eccessivi sventramenti dell'orditura muraria.
Tuttavia, bisogna tener conto che non è corretto pretendere la cancellazione della memoria del passato pur di assoggettarsi alle esigenze e ai gusti della società di oggi.
|
||