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La maggior parte degli impianti termici di riscaldamento negli edifici utilizza l'acqua come fluido termovettore all'interno di un circuito chiuso che trasporta il calore agli elementi terminali dell'impianto termico, che a loro volta diffondono il calore in ambiente.
Impianti termici ad acqua sono realizzati anche per la climatizzazione estiva, utilizzando dei chiller come generatori e dei fancoil o dei pannelli radianti a pavimento per la distribuzione dell'energia termica in ambiente.
Gli impianti termici per riscaldamento ad acqua possono essere divisi in due tipologie: gli impianti termici ad alte temperature e quelli a basse temperature.
Gli impianti termici ad alte temperature lavorano con acqua in mandata agli elementi terminali dell'impianto termico a 70/80 °C, mentre gli impianti termici a basse temperature lavorano con acqua in mandata agli elementi terminali dell'impianto termico a circa 40°C.
In tutti gli impianti termici, la qualità dell'acqua è direttamente responsabile di fenomeni come la corrosione e le incrostazioni, che coinvolgono tutti i componenti degli impianti termici dal generatore, che è una caldaia o un chiller, alle valvole di regolazione e manovra, agli elementi terminali dell'impianto come piastre o pannelli radianti, radiatori, ventilconvettori e tubazioni, che incrostate possono ridurre i propri diametri utili con conseguenti cali di portata di acqua.
Negli impianti termici ad alte temperature particolarmente pronunciato è il fenomeno delle incrostazioni dovuto ai batteri che, privi di vita a temperature superiori a 60°C, si accumulano principalmente sugli scambiatori delle caldaie e poi sugli altri componenti degli impianti come circolatori, valvole e tubazioni, riducendone l'efficienza e compromettendone il corretto funzionamento.
Negli impianti termici a basse temperature il limite superiore di 40°C dell'acqua in mandata agli elementi radianti amplifica il fenomeno della proliferazione delle colonie batteriche sulle pareti dei componenti dell'impianto termico, a tali temperature è inoltre frequente la formazione di alghe e mucillagini.
Anche gli impianti sanitari per l'utilizzo quotidiano dell'acqua fredda calda e potabile e gli impianti a pannelli solari per la produzione di acqua calda sanitaria o per l'integrazione di energia agli impianti termici sono soggetti alle incrostazioni, alle corrosioni e alla proliferazione batterica.
L'utilizzo di trattamenti e specifici additivi, detti condizionamenti, contro la corrosione, la formazione di incrostazioni e la proliferazione batterica influenzano il rendimento degli impianti termici e sanitari attraverso il corretto funzionamento dei componenti degli impianti stessi. Il miglior punto per l'inserimento di additivi o condizionamenti nell'acqua dell'impianto termico è quello di maggiore turbolenza.
Il redimento di un impianto termico e sanitario è espresso dal rapporto tra il fabbisogno di energia termica utile e l'energia primaria delle fonti energetiche (naturali e rinnovabili e/o combustibili ed energia elettrica).Il rendimento globale dell'impianto termico è legato al rendimento di produzione, distribuzione, regolazione e diffusione dell'energia termica, ed è funzione dell'efficienza di regolazione delle portate dell'acqua, delle prestazioni degli elementi radianti e della uniformità della distribuzione dell'acqua, che negli impianti termici a basse temperature corrisponde all'uniformità di distribuzione dell'energia termica negli ambienti.
A causa delle impurità dell'acqua, per un impianto termico nuovo il rendimento può abbassarsi fino al 10% nelle prime settimane di attività mentre per un impianto sanitario nuovo il calo del rendimento può superare anche il 20% nei primi mesi di attività.
L'utilizzo di polifosfati alimentari consente di limitare i problemi di incrostazione e corrosione negli impianti sanitari, l'utilizzo di specifici additivi negli impianti termici a pannelli solari, invece, consente di evitare le anomalie che alterano le caratteristiche del fluido termovettore derivanti dalle notevoli sollecitazioni in temperatura che possono arrivare a 300°C, nonostante la presenza nell'acqua dell'additivo glicole aggiunto in fase di installazione dell'impianto e in quantità proporzionali alle dimensioni dello stesso.
È sempre una buona norma proteggere gli impianti sanitari con un filtro a valle del punto di adduzione dell'acqua dalla rete pubblica e/o dagli acquedotti limitando in tal modo l'ingresso di corpi estranei, impurità e sabbie.
La durezza dell'acqua ha un ruolo fondamentale nei fenomeni di incrostazioni e corrosioni ed oltre agli impianti termici e sanitari può creare seri problemi anche agli elettrodomestici, come lavatrici e lavastoviglie, deteriorare il gusto dell'acqua ed alterarne le capacità di lavaggio macchiando biancheria e stoviglie.
Quando si parla di durezza dell'acqua ci si riferisce al contenuto, in essa, di ioni, cioè particelle con cariche elettriche positive di calcio e magnesio poco solubili in acqua. L'unità di misura più diffusa della durezza dell'acqua è il grado francese °f.
Ogni grado francese rappresenta 10 mg di carbonato di calcio (CaCO3) per litro di acqua (1° f = 10 mg/l = 10 ppm - parti per milione) ed i gradi possono essere semplicemente misurati con economici kit disponibili in commercio.
Le acque vengono classificate come:
molto dolci fino a 7 °f
dolci da 7 °f a 14 °f
mediamente dure da 14 °f a 22 °f
discretamente dure da 22 °f a 32 °f
dure da 32 °f a 54 °f:
molto dure oltre 54 °f
L'addolcitore è uno strumento atto a rendere l'acqua più dolce sia per gli impianti termici che per i circuiti sanitari il quale fa fluire l'acqua da addolcire attraverso delle resine in grado di scambiare gli ioni di calcio e magnesio con quelli di sodio, che hanno una maggiore solubilità nell'acqua, evitando così la formazione di calcare ed i correlati fenomeni di corrosione.
Periodicamente le resine dell'addolcitore vengono rigenerate attraverso un trattamento che impiega cloruro di sodio, comunemente detto sale, e la rigenerazione avviene grazie ad una programmazione nel tempo in funzione delle esigenze degli utilizzatori o in funzione dei volumi di acqua utilizzati.
L'addolcitore di acqua può essere collegato ai tubi dell'impianto sanitario che portano l'acqua ad uno o più punti di erogazione in casa, e una chiusura di intercettazione a monte dell'addolcitore ed una a valle ne consentono l'isolamento dalla tubazione in caso di manutenzione o cattivo funzionamento; in tal caso una tubazione parallela a quella tra le chiusure fungerà da by-pass consentendo il funzionamento dell'impianto.
Relativamente agli impianti termici, il trattamento dell'acqua è normato dal D.P.R. N n° 59/09, che prescrive trattamenti chimici per impianti nuovi per caldaie fino a 100kW e durezza dell'acqua superiore a 15 °f e per la produzione di acqua calda e durezza dell'acqua superiore a 25 °f.
L'obbligo dell'addolcitore dell'acqua a monte degli impianti termici subentra per potenze tra i 100 kW ed i 350 kW, oltre i 350kW è necessario l'utilizzo di filtri di sicurezza sull'impianto termico da proteggere con un addolcitore di acqua, se quest'ultima ha una durezza superiore ai 15 °f.
La scelta di un addolcitore per impianti termici e sanitari e quella dei relativi gradi f° sono in funzione della quantità di acqua da trattare, della durezza della stessa e dell'intervallo di rigenerazione delle resine, perché un'acqua troppo dolce amplifica i fenomeni di corrosione.
Per tutti gli impianti termici e sanitari andrebbe verificato annualmente il valore del ph ed eventualmente ristabilito con lavaggi e prodotti specifici.
Il ph, acrostico di pondus hydrogenii (potere dell'idrogeno) indica l'acidità di una soluzione correlata alla quantità di ioni idrogeno disciolti in essa,potere misurato su una scala da 1 a 14.
Il valore 7 di ph è indicativo della condizione dell'acqua pura, priva di acidità, letteralmente neutra, i valori da 1 a 6 sono indicativi di acidità mentre i valori da 8 a 14 indicano le sostanze basiche o alcaline.
Dopo i trattamenti anticalcare ed anticorrosivi delle tubazioni degli impianti termici e sanitari, le stesse tubazioni andrebbero lavate con sostanze a ph neutro in grado di limitare i fenomeni che vedono le varie parti dell'impianto, tipo quelle in ferro e quelle in rame, corrodersi perché si comportano come una l'anodo e l'altra il catodo di una batteria, sfruttando l'acqua come liquido elettrolitico. Tali fenomeni possono localizzarsi in specifici punti, consumandoli al punto da causare possibili forature delle tubazioni degli impianti termici e o idrici, o manifestarsi in modo uniforme sulle tubazioni degli impianti.
Far circolare acqua pulita negli impianti termici e sanitari equivale a ridurre la spesa energetica dell'edificio migliorandone la classificazione energetica globale, ridurre i costi di manutenzione degli impianti termici e sanitari, ridurre i costi di detersivi e detergenti degli elettrodomestici svolgendo un azione ecologica per l'ambiente.
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