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Negli ultimi giorni l'approvazione in Consiglio dei Ministri di uno schema di Decreto legislativo, riguardante l'attuazione della Direttiva 2009/28/CE per la promozione e lo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia, ha suscitato molte preoccupazioni tra gli addetti al settore, in quanto alcune previsioni normative in esso contenute, non solo non permetterebbero all'Italia di allinearsi alle prescrizioni imposte dall'Europa, ma metterebbero in pericolo anche molti posti di lavoro ed avrebbero gravi ripercussioni economiche.
È la preoccupazione espressa anche da RENAEL, che con più di 40 agenzie per l'energia e l'ambiente, costituite nell'ambito del programma europeo IEE (Intelligent Energy Europe) e distribuite su tutto il territorio nazionale, costituisce una vasta rete di tecnostrutture nel settore dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili.
Più in dettaglio, l'articolo 22 del Decreto, modificando il sistema di incentivi del Terzo Conto Energia per il 2011-2013, metterebbe in pericolo gli incentivi stabiliti dopo lunga e faticosa trattativa e pubblicati sulla G.U. n.197 del 24 agosto 2010, ripercuotendosi sugli investimenti già in atto.
In particolare, infatti, viene stabilito un tetto massimo di 8.000 MW di potenza per gli impianti fotovoltaici installati, oltre al quale non sarebbe concesso alcun incentivo, limite che appare incomprensibile alla luce dei 18.000 MW installati, ad esempio, in Germania nel solo 2010.
Nel settore dell'energia eolica, invece, sarebbe previsto un taglio retroattivo del 30% agli incentivi già concessi, che sarebbe contrario a quanto stabilito dall'Unione Europea, che vieta qualunque intervento retroattivo per evitare incertezze agli investitori del settore.
C'è infine una norma che permetterebbe alle Regioni di stabilire delle soglie differenziate per le potenze massime installabili con procedura semplificata.Anche ciò sarebbe controproducente, perchà andrebbe contro la necessità di uno sviluppo omogeneo del settore in tutto il Paese.
Un paio di giorni fa il Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo aveva dichiarato che non era affatto previsto un tetto di 8.000 MW per il fotovoltaico, a dimostrazione che la mobilitazione di associazioni ambientaliste e operatori del settore stava già iniziando a dare i suoi frutti.
Le sue dichiarazioni, però, sono parse in contrasto con quanto affermato dal Ministro dello Sviluppo Economico Romani, il quale ha posto l'accento sui costi che avrebbero tali incentivi, se si continuerà a concederli, che sarebbero destinati a ricadere sui consumatori.Insomma, lungi da essere risolta, la questione vedrà ulteriori sviluppi prima dell'approvazione definitiva del decreto, che speriamo non mettano in crisi tutta la filiera produttiva del settore, mentre siamo ancora in piena crisi economica.
Per maggiori informazioni:www.renael.net
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