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Nuova generazione di piante luminose: si può coltivare la luce?

Un team di ingegneri ha creato grazie all'uso di speciali nanoparticelle piante che si possono caricare per emettere luce senza danneggiare il loro stato di salute
Pubblicato il

Illuminazione passiva prodotta dalle piante luminose


Possibile coltivare la luce attraverso una nuova generazione di piante luminose?

Ci si chiede se i tradizionali lampioni cittadini potrebbero essere un giorno sostituiti con mezzi di illuminazione passiva, dal momento che degli ingegneri del Massachusetts Institute of Tecnology (MIT), hanno ideato piante capaci di essere caricate per emanare luce utilizzando particolari nanoparticelle.

Da tempo, le piante luminose o bioluminescenti vengono utilizzate nella nanobionica vegetale, trattasi di una scienza che studia il potenziamento delle specie verdi con l'uso di nanostrutture non biologiche.

Gli esperimenti effettuati dagli scienziati del MIT con l'impiego di piante luminose o bioluminescenti sono stati diversi, come ad esempio quello di trasformare gli spinaci in sensori capaci di rilevare gli esplosivi, di attribuire alle foglie la capacità di comunicare lo stress idrico e di creare la prima generazione di piante luminose nell'anno 2017.


Questi esperimenti prevedevano l'uso di nanoparticelle contenenti luciferasi e luciferina, che sono due molecole bioluminescenti. L'esito è stato che una piantina di crescione ha emesso una luce fioca. Per rendere questo esperimento in soluzione pratica, il team di scienziati ha creato una seconda generazione di piante bioluminescenti più potente elaborando un condensatore a base di nanoparticelle di alluminato di stronzio.

Tale composto consente di accumulare i fotoni luminosi per poi rilasciarli nel tempo in maniera graduale.
Prima di incorporare le particelle mediante gli stomi vegetali, il team ha rivestito le particelle in silice per salvaguardare la piantina da possibili danni.

Gli scienziati hanno utilizzato questa tecnica di potenziamento su diverse piante quali basilico, margherite, crescione e tabacco.
Dopo aver esposto queste piante alla luce di un led blu esse si sono illuminate di verde, fornendo una luce per circa un'ora, ma con un'intensità man mano calante.

La luce prodotta è stata dieci volte più intensa rispetto a quella della prima generazione di piante luminose dell'anno 2017.
Inoltre le nanoparticelle non hanno arrecato problemi alle funzioni vegetali, ovvero la fotosintesi el'evaporazione dell'acqua mediante le foglie. A oggi il team di scienziati è a lavoro per combinare alle particelle del condensatore quelle di luciferasi, affinché il mix tecnologico produca risultati per periodi di tempo maggiore.


riproduzione riservata
Piante luminose: ecco come coltivare la luce
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