Mutui: sorpasso del variabile sul fisso
Chi ha un mutuo non sta passando mesi facili.
Dallo scorso anno, la BCE sta continuando ad alzare i tassi d'interesse. Proprio pochi giorni fa c'è stato l'ultimo rialzo di 50 punti base. Ed è già stata preannunciata un'altra stretta dello stesso tenore per marzo.
In pratica, con l'Euribor salito al 2,57% e il tasso Eurirs a 30 anni al 2,37%, il mutuo variabile costa di più rispetto al fisso.
Una cosa del genere non si vedeva dal 2008!
Tuttavia, secondo vari analisti del mercato finanziario, scegliere il tasso variabile rimane comunque la scelta migliore.
Dopo il picco dei tassi nel 2023 si prevede una discesa. Nello specifico, si ipotizza un picco degli Euribor al 3,4% per fine anno e poi, nel biennio 2024-2025, una discesa sotto il 2,5%.
Ne consegue pertanto che, soprattutto per un finanziamento nel lungo periodo, a convenire è il variabile.
Così era stato nel 2008. All'epoca, infatti, chi aveva optato per il tasso variabile nonostante fosse allora più costoso del fisso, ha avuto ragione perché dopo qualche trimestre ha visto le rate del mutuo abbassarsi.
La Bce ha già detto che, da marzo, per valutare eventuali ulteriori strette, aspetterà di valutare l'evoluzione dell'inflazione.
Nel momento in cui i tassi si allontanano troppo dalla media, tanto che il variabile costa più del fisso, il mercato si popola di coraggiosi che scelgono di sposare la volatilità degli Euribor.
Alessio Santarelli, AD di MutuiOnline, ha spiegato che a gennaio 2023, le richieste di mutui a tasso variabile hanno subito un crollo rispetto alla scorsa estate. Nonostante ciò, però, alcuni clienti hanno sempre preferito il variabile. Una scelta di primo acchito ardita ma che, dal punto di vista finanziario, sul lungo periodo, è la più vincente, considerando i forward sull'euribor, la curva dei tassi e la retorica più morbida della Bce.
Un altro segnale positivo arriva poi da oltre oceano. La banca centrale degli Stati Uniti, infatti, ha abbassato i toni delle strette, ed è ragionevole pensare che tra Eurozona e Usa ci sia un differenziale di tasso attorno a 150-200 punti base.
Di conseguenza, se l'America frena la corsa al rialzo, l'Europa farà lo stesso.