Mutuo tasso variabile e tetto fisso: conviene?
Da inizio anno, i mutui hanno subito un forte rialzo. Per primi, sono aumentati quelli a tasso fisso, con un impatto importante negli ultimi 3 mesi. Ora è il momento di quelli a tasso variabile.
Fino allo scorso mese di marzo, le richieste erano prevalentemente per il tasso fisso (94%). Poi, la situazione è cambiata (a giugno la richiesta del tasso fisso è scesa al 60%).
Tanto per fare qualche esempio, Intesa San Paolo ha aumentato i tassi fissi fino a 35 punti base; BNL li ha fatti passare da 10 a 30 pb e Banco di Sardegna da 20 a 50. Alcuni Istituti hanno anche alzato gli spread. Credem, ad esempio, ha aumentato quelli sui mutui variabili da 10 a 20 punti base e Banco di Sardegna fino a 19 pb.
Al contrario, Banca Sella ha invece ridotto gli spread sui tassi fissi.
Attualmente, a essere molto richiesti sono i mutui con tasso variabile ma con tetto massimo (cap). Si tratta di una tipologia di prestito assolutamente nuova che, ad oggi, rappresenta il 12% del totale delle richieste.
Ma questa nuova formula conviene davvero?
Per valutarne l'effettiva convenienza, occorre considerare sia il Taeg (costo complessivo del finanziamento) che la soglia del cap.
Più quest'ultima è minore e tanto maggiore è la protezione nei confronti di evantuali aumenti futuri dei tassi.
Ad oggi, Intesa San Paolo prevede un cap del 2,60% per prestiti che coprono fino all'80% del valore dell'immobile.
Considerando che il tasso fisso più basso che viene offerto attualmente è del 2,50%, pare chiaro che il tasso variabile con cap rappresenti una soluzione piuttosto vantaggiosa. Inoltre, se il costo del denaro si abbassa, la formula di mutuo con il cap permette anche di risparmiare.
Nel frattempo, è stata sospesa l'erogazione di mutui a tasso fisso garantiti da Consap, società del Ministero dell'Economia che gestisce il Fondo prima casa.
Nonostante ciò, Intesa e Crédit Agricole hanno lanciato un mutuo garantito a tasso variabile con cap per gli under 36 con Isee non superiore a 40.000 euro. L'importo del prestito può coprire il 100% del prezzo dell'immobile. In caso di mutuo di 30 anni, il cap è così fissato:
- al 2,60% da Intesa
- al 3,30% da Crédit Agricole