Gli antichi muri in pietra naturale irregolare rappresentano una delle tipologie costruttive piu' affascinanti e visivamente. ricorrenti.
È abitudine corrente, in particolare per coloro che hanno una casa indipendente o comunque ristrutturano la propria abitazione con gusto per le cose del passato, abbellire alcune murature con rivestimenti in pietra a taglio irregolare, a simulare le tecniche costruttive del passato che tanto contestualizzano le moderne realizzazioni.
Il concetto è talmente diffuso ed accettato che ha dato vita ad una serie di prodotti di tipo commerciale dove le pietre di rivestimento sono già montate su pannelli prefabbricati per facilitarne il montaggio e la rapidità di posa in opera: un esempio lampante lo possiamo vedere percorrendo diversi tratti dell'Autostrada del Sole, dove i grossi elementi in CLS, specie paratie e muri di contenimento, sono completamente rivestiti con questi pannelli per limitare l'impatto visivo delle opere strutturali.
Ma facendo un passo indietro, è utile conoscere ed analizzare alcune delle tipologie costruttive di murature in pietra naturale del passato, per capirne il significato costruttivo ed il valore culturale come espressione di tecnologia semplice e, per certi versi, a basso impatto ambientale, e per questo rappresentativa dei luoghi e della storia.
L'elemento preponderante delle murature in pietra naturale tipiche del passato è l'utilizzo di pietre di risulta, ossia di elementi non geometrici e non lavorati provenienti da scarti di lavorazione delle cave, se non addirittura ritrovati come affioranti dal terreno stesso nel corso di scavi per lavori edili o semplicemente nel corso di operazioni di aratura dei fondi agricoli.
Gli antichi, quando ancora non esistevano formalmente le professioni tecniche quali quelle di Architetto, Ingegnere o Geometra, avevano col tempo imparato a selezionare le pietre a partire dalla tipologia e dal materiale: le preferite erano i calcari e diversi tipi di tufi litoidi, mentre le arenarie, troppo sensibili alla gelività e alle modificazioni igroscopiche, e la pietra silice, poco lavorabile e facile alla rottura, non erano molto apprezzate.
Anche quando il materiale proveniva dalle cave, scelto per la sua particolare qualità, la decisione di realizzare i muri con elementi dal taglio non regolare era spesso figlio delle necessità economiche, non potendo spendere denaro per le attività di scalpellino (un tempo professione artigianale di altissima levatura, in determinati casi) che potevano essere onerose anche quando le lavorazioni non prevedessero particolari tipologie di finitura.
Prima della posa in opera il pietrame veniva sbozzato più o meno in maniera grossolana, per eliminare irregolarità troppo evidenti ed eccessive, e lavato per eliminare tracce di terra o suoi residui che avrebbero portato problemi perché in grado di diminuire la presa della malta sulle pietre; la costruzione del muro, poi, procedeva a strati (ricorsi) orizzontali, avendo cura di associare bene le pietre tra loro e rispetto ai giunti, anche quando irregolari, e curando bene le ammorsature, in maniera da ottenere un corretto irrigidimento del muro nel senso trasversale.
Tra i principali esempi di muratura in pietra naturale, in base all'apparecchiatura muraria utilizzata, possiamo citare l'opera poligonale e l'opus incertum: il concetto stesso alla base di questo tipo di realizzazioni, semplici ed essenziali e spesso figlie della necessità, lo ritroviamo ancora in giro per l'Italia, in diversi luoghi a vocazione rurale, sotto forma di piccoli muretti a secco di recinzione oppure di sostegno di terrazzamenti destinati alla coltivazione.