L'allestimento Next Floor, realizzato da Diego Grandi in collaborazione con dotdotdot nel magnifico spazio per l'edizione 2008 di Abitare il Tempo, rappresenta ancora una volta una straordinaria performance dell'artista.
Nella sezione dedicata alle mostre di sperimentazione e di ricerca al padiglione 8, l'installazione promossa da Sele, azienda italiana produttrice di ascensori, trasfigura lo spazio.
Le dimensioni limitate, anonime dell'ambiente ascensore, comunemente considerato come il luogo in cui ci si è costretti a trascorrere del tempo per alleviare le fatiche, in cui ci si ritrova tra facce sconosciute e gente di passaggio, ha offerto, in questa occasione, spunti inaspettati.
Un concept che scaturisce dall'osservazione di un luogo non luogo, sicuramente lontano dalle prime situazioni in cui si è sentita la necessità di una attrezzatura idonea a trasportare in verticale uomini e materiali come quella miniere.
Era il XIX secolo quando si iniziarono a studiare i primi apparecchi funzionanti con un motore a vapore a sostituzione della forza umana.
La prima applicazione di ascensore con sistema di sicurezza a paracadute, che impedisce la caduta violenta della cabina, fu realizzata dall' americano Elisha Otis nel 1853.
Tale impianto nel corso degli anni ha subito innovazioni tecnologiche sempre più sofisticate sino a giungere ai nostri giorni sotto forma di vero e proprio oggetto di design.
L'installazione Next Floor è stata realizzata con il supporto degli sponsor tecnici:
Lea Ceramiche ABET Laminati Costacurta Vico, e dotdotdot per la parte dell'interaction design.
Abitare il Tempo è dunque un ulteriore punto di incontro stimolante tra progettisti e aziende dove, a giusti gradi ognuno apporta la propria professionalità.
L'ascensore smette di essere lo strumento, il mezzo freddo e fin troppo squadrato che ha il solo fine di elevare e diventa l'elaborazione di un pensiero, e la creazione di mille altri.
L'opera dell'architetto se da un lato è frutto di un'idea, dall'altra è fonte capace di far diventare ormai obsoleta la sensazione di ipnosi che autori come Bandler usano per definire la trance mentale.
Ascensore quindi, non pìu un occhio fisso su quell'unica linea luminosa che sfugge alla chiusura ermetica e che ci lascia in trepidante attesa, ma un mondo intero che si apre appena essa chiude le sue porte
All'interno delle quattro cabine d'ascensore, si scoprono realtà nuove e sorprendenti.