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All'acquisto di un alloggio presso un'impresa di costruzioni, segue in genere la sottoscrizione del preliminare di acquisto e del capitolato delle opere.
Quest'ultimo documento (ampiamente discusso in passato), si pone come un elenco descrittivo delle caratteristiche e della consistenza del bene oggetto di vendita.
Solitamente il cliente, in base alle proprie esigenze e durante la fase di esecuzione dei lavori, chiede all'appaltatore delle opere aggiuntive denominate semplicemente da extracapitolato.
In base alla distinzione delle caratteristiche tipologiche che contraddistinguono un immobile, vi sono attualmente, delle direttive che indicano alcuni degli aspetti peculiari e che, di fatto, permettono all'acquirente (fin da subito) di determinare la reale consistenza del bene.
Un esempio ne è la Variante V3 alla Norma tecnica CEI 64-8 (allegato A), sugli impianti elettrici residenziali, relativa ai fabbricati di nuova costruzione o soggetti a interventi di ristrutturazione (esclusi gli edifici vincolati - DL 42/2004), ed entrata in vigore dal primo settembre del 2011.
Non entrando in merito alla trattazione puramente descrittiva di questa disposizione, peraltro già ampiamente discussa in altri articoli della Testata Giornalistica, si pongono alcune questioni di carattere pratico estrapolate dal contesto normativo.
In passato le esigenze e le diverse condizioni di vita, determinavano degli standard abitativi molto comuni e quindi, i relativi requisiti, erano già in parte uniformati a schemi tipici.
Questo fattore si manifestava, di riflesso, anche nelle condizioni delle offerte commerciali poste dai costruttori che, di fatto, gestivano in maniera minimale tutto ciò che riguardava la funzionalità di un alloggio.
Con il passare del tempo, anche per il crescente sviluppo tecnologico, sono variate parecchie cose, soprattutto per ciò che riguarda gli apparecchi e i dispositivi elettrici in uso nella vita quotidiana.
È, infatti, aumentato il numero dei televisori, degli elettrodomestici utilizzati in cucina, oltre ovviamente a computer, stampanti e accessori (in parte sconosciuti fino a poco tempo fa), e ai nuovi sistemi di climatizzazione e di trattamento dell'aria.
A questa nuova condizione si contrappone evidentemente una differente concezione dell'impianto elettrico domestico, ora più complicato e tecnologico.
È, infatti, su questa base che la nuova direttiva ha posto delle differenti letture su ciò che riguarda la dotazione dell'impianto residenziale, partendo da una condizione minima (livello 1), per poi passare a un settore più elevato (livello 2), che comprende ulteriori accessori (numero prese, circuiti, impianto antintrusione, videocitofonia, ecc.), per poi passare alla terza categoria (livello 3) che contiene anche gli apparati della domotica.
È evidente che ciascuno dei singoli settori determina una classificazione dell'unità abitativa, e quindi un differente valore commerciale che, di fatto, avrà una maggiore evidenza non solo documentale, ma anche attraverso l'indicazione sul certificato di conformità impiantistico.
Inoltre, in concordanza a queste differenti categorie, il cliente avrà modo di poter interpretare fin da subito, in base alle proprie esigenze (anche economiche), la consistenza del bene immobiliare, senza ricorrere a miglioramenti in corso d'opera.
Anche per ciò che riguarda la potenza di alimentazione si è posta un'indicazione ben definita, soprattutto per ciò che concerne un eventuale aumento dei kW rispetto a quelli già in uso.
Non è, infatti, raro riscontrare i casi in cui si è costretti a predisporre anzitempo l'accensione dei dispositivi e quindi di ridimensionare la funzionalità operativa dei vari apparati.
Un esempio tipico si ha d'estate, con il condizionatore accesso in concomitanza con lavatrice, lavastoviglie, asciugacapelli, ecc.
Questa condizione è stata in parte superata con il dimensionamento dei circuiti rispetto alla potenza impegnata e alla superficie degli alloggi.
Si ha, infatti, una potenza prevista di almeno tre kW, per unità abitative fino a 75 metri quadri, e non inferiore a sei kW per dimensioni maggiori.
Oltre a queste caratteristiche, propriamente funzionali, la nuova direttiva tiene conto anche dei fattori legati alla sicurezza dell'impianto, destinate soprattutto all'utente finale.
Basti pensare ad esempio, come una buona dotazione e dislocazione di prese di alimentazione all'interno dell'alloggio, previene uno degli effetti più comuni, relativo agli incidenti domestici, causati dal sovraccarico di una presa, per l'immissione di più congegni, o dall'uso di prolunghe volanti.
In conclusione di questa breve trattazione, è palese che non sono stati illustrati tutti gli aspetti peculiari di questa normativa, ma fornito solamente delle interpretazioni di carattere generale.
Partendo da questo presupposto, è evidente che ciascuno potrà approfondire la questione, leggendo con attenzione tutti i temi descritti nella norma.
Analizzare, infatti, i vari argomenti consentirà, non solo di trarre informazioni di carattere informativo, ma di avere piena conoscenza di tutte le condizioni che determinano il corretto funzionamento del nostro alloggio.
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