Tra le cause, mancanza di materie prime e blocco dei trasporti
Inutile negarlo, stiamo vivendo un'epoca storica davvero molto difficile e complicata.
Prima la pandemia e poi la guerra in Ucraina, stanno portando pesanti conseguenze sulle nostre vite in quanto vanno a colpire, anche se in maniera indiretta, molti ambiti e settori.
Rispetto a quanto normalmente accadeva prima del Covid e della guerra Russia-Ucraina, i tempi di consegna dei beni di consumo si sono allungati di molto. Nel migliore dei casi, sono raddoppiati, ma tanvolta sono anche di 5-6 volte superiori rispetto al passato.
Alla base di questo disagio c'è una concomitanza di fattori: la scarsità di chip, materie prime e semilavorati, l'aumento del prezzo dell'energia, la crisi dei trasporti.
Materie prime come rame, piombo, urea, alluminio ecosì via, che provengono proprio dall'area del conflitto russo-ucraino, sono introvabili. Ciò ha provocato un forte aumento dei prezzi, che va a sommarsi all'ulteriore aumento dei costi energetici, nonché un sottodimensionamento produttivo degli impianti.

Anche i microprocessori pare che ormai siano diventati introvabili. Nel biennio 2020 e 2021, il mercato digitale globale è cresciuto del 9 e del 5%, con smartphone e computer che, da soli, rappresentano l'81% del mercato. A seguire, ci sono poi l'IOT (Internet of Things) con una rappresentanza dell'8%, le TV e l'auto. Oltre a questi, nel restante 3% rientrano tutti gli altri settori, tra cui, gli elettrodomestici e l'arredo.
Il mercato dei chip per gli smartphone vale molto di più rispetto a quello dell'automotive. Pertanto, la fornitura dei chip per forni e lavatrici è finita in fondo alle gerarchie rispetto a quella per cellulari & C.
Inoltre, va poi considerata anche la crisi dei trasporti. Il lockdown cinese e il blocco del porto di Shanghai hanno provocato una congestione del traffico marittimo con container fermi sulle navi. Il blocco cinese ha avuto pesanti ripercussioni sui porti europei e americani.
Una delle possibili soluzioni potrebbe essere il back reshoring, ossia il ritorno della produzione nel Paese d'origine.
Un'altra alternativa potrebbe essere il just in time, ovvero il rifornimento del materiale di trasformazione solo quando v'è necessità.