Bollette casa: la conservazione delle ricevute di pagamento
Anche se viviamo nell'era digitale la burocrazia fa fatica a stare al passo con i tempi e il cartaceo ci ritorna ancora molto utile.
Per quanto concerne le utenze e altre bollette o scontrini fiscali relativi alla casa, non basta essere in regola con i pagamenti, ma bisogna sempre conservare le scartoffie, onde evitare di incorrere in un disguido con i Gestori di servizi, il condominio, l'Agenzia delle Entrate e così via.
Ma per quanto tempo bisogna conservare le bollette prima di poterle ammucchiare tutto a cuore leggero tra i rifiuti della raccolta differenziata?
La normativa impone determinate tempistiche da rispettare prima di poter gettare bollette e relative ricevute di avvenuto pagamento.
Quali sono i tempi a cui attenersi?
La maggior parte delle bollette per le utenze di casa vanno conservate per un periodo di 5 anni: questo vale per gas, acqua e telefono.
Lo stesso valeva un tempo anche per la bolletta dell'energia elettrica; da quando il canone Rai è entrato in bolletta, la conservazione della relativa ricevuta di pagamento si allunga a 10 anni.
Anche le ricevute di altre tasse relative alla casa devono essere riposte nel cassetto per cinque anni: ci riferiamo alle ricevute di pagamento di IMU, TASI e TARI. Stesso periodo, dunque cinque anni, per le ricevute di affitto e per eventuali spese condominiali sostenute, così nessuno potrà accampare diritti di finti arretrati.
Bastano invece 3 anni per la conservazione di fatture di parcelle di professionisti ( ad es. architetti), imprese edili e artigiane; scende a due anni il tempo di giacenza di scontrini fiscali per acquisti di elettrodomestici, ovvero per tutta la durata della loro garanzia.
Non resta che decidere dove collocare tutto il cartaceo di cui abbia bisogno, avendo cura magari di scannerizzare tutto e creare anche un file per la loro conservazione digitale su hard disk.