Come cambierà la cedolare secca sugli affitti concordati
Con la manovra 2020 nel mirino la cedolare secca sugli affitti concordati. Si valuta un aumento dell'aliquota che passerà dal 10% al 12,5%.
La proroga della cedolare secca per i contratti di locazione a canone concordato è dunque confermata dal Ministro dell'Economia Roberto Gualtieri.
Il meccanismo, oggi temporaneo diviene dunque strutturale con un aumento pari al 25% dell'aliquota attualmente in vigore.
Ricordiamo che la cedolare secca è un regime fiscale agevolato che prevede l'applicazione di un'imposta sostitutiva sul canone di locazione.
In caso di scelta da parte del proprietario dell'immobile del regime alternativo la tassazione non avverrà in base al reddito ma in base al canone percepito.

Anche se si tratta di una misura più contenuta rispetto all'aliquota pari 15% ipotizzata, la misura avrà riflessi negativi sul mercato immobiliare e degli affitti.
Aspre le critiche suscitate da questa decisione che non ha fatto altro che aumentare le tensioni tra le parti coinvolte.
L'aliquota del 10% introdotta dal Governo Renzi nel 2014 e confermata nel 2017 dal Governo Gentiloni viene dunque messa in discussione.
Una misurapercentuale condivisa da forze politiche, sindacati e organizzazioni di proprietari viene messa al bando in un clima di generale scontento.
L'aumento dell'aliquota degli affitti in scadenza nel 2019 non farebbe altro che aggravare la posizione delle categorie più deboli perché affittare casa alla fine inevitabilmente costerà di più.
Non è l'unica brutta notizia, poiché si triplicano le imposte in caso di compravendita. Altra stangata che si aggiunge alla variazione della cedolare secca è l'aumento delle imposte ipotecarie e catastali in caso di acquisto tra privati. Per gli immobili soggetti all'imposta di registro, le imposte ipotecaria e catastale passeranno da 50 a 150 euro, un ritocco non certo da poco.