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Da alcuni giorni la Coop ha lanciato la campagna pubblicitaria Acqua di casa mia, visibile anche in tv con degli spot aventi Luciana Littizzetto come testimonial, per favorire il consumo di acqua del rubinetto o perlomeno di quella della fonte più vicina a casa.
Ciò ha scatenato l'immediata reazione di Mineracqua, la Federazione Italiana Acque Minerali Naturali, che accusa Coop di fare una sorta di marketing ecologico, finalizzato ad incolpare il consumatore che prediliga l'acqua in bottiglia, come una scelta più inquinante per l'ambiente.I detrattori sostengono, infatti, che l'iniziativa di Coop sia finalizzata ad incentivare le vendite della propria caraffa filtrante ad uso domestico, oltre che delle acque minerali a marchio Coop, che presto saranno quattro a copertura dell'intera penisola, come alternativa a quasi km 0.
La campagna di Mineracqua, intitolata Acqua minerale. Molto più che potabile. è finalizzata a dimostrare che l'acqua del rubinetto è diversa da quella imbottigliata e che, quest'ultima, è sottoposta a diversi processi di controllo prima di giungere nelle case degli italiani, a differenza di quella proveniente direttamente dall'acquedotto.
Di fronte a questa vera e propria battaglia il consumatore si trova spesso disorientato perchà se da un lato è invogliato a diminuire i consumi di acqua in bottiglia per diminuire la plastica da smaltire, l'inquinamento dovuto al trasporto su ruote e ridurre le spese di budget ad essa destinate, dall'altro, in molte città italiane, l'acqua non invoglia proprio ad essere bevuta, nonostante le assicurazioni sulla sua qualità da parte delle pubbliche amministrazioni.
Ma la guerra delle acque si inscrive in un più ampio dibattito in corso in Italia, soprattutto da quando è stato emanato il decreto Ronchi che dovrebbe portare alla cosiddetta privatizzazione dell'acqua.
Tra le argomentazioni usate dai sostenitori della legge per appoggiarne la fondatezza c'è quella secondo la quale il fatto di dover pagare l'acqua spingerebbe i consumatori ad un uso più razionale della stessa e quindi a minori consumi della risorsa, con un maggior risparmio economico.
Esperienze già avviate come quelle della Toscana dimostrano invece il contrario, nel senso che i consumatori toscani, visto il ridotto consumo di acqua, dovuto alla sua privatizzazione, si sono visti addebitare un aumento in bolletta giustificato proprio con le diminuite entrate registrate dai gestori privati della rete.Quindi, certamente una minore consumo della risorsa, ma non premiato da un risparmio economico per i consumatori.
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