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Il BioDesign nasce dopo l'esplosione di un vulcano. Si forma una grande nuvola che scarica gocce di pioggia, una pioggia di ispirazione. Ad aspettarla non ci sono ombrelli, ma una giovane generazione piena di idee. Ecco che cos'è il biodesign secondo il suo fondatore, Luigi Colani.
Nato in Germania nel 1928, è uno dei punti di riferimento nel mondo del design, un universo che ha contribuito a creare nel corso della sua carriera lunga sessant'anni.
Ha lavorato tra Stati Uniti, Giappone e Cina, creando opere artistiche che spaziano in tutti i campi, dalle automobili agli occhiali, dalle scarpe ai gioielli, dalla tecnologia all'arredamento.
Oggetti accomunati da una visione che prende le mosse da un'attenta osservazione della natura.
Secondo Colani non saremo mai in grado di superare quello che la natura ha creato. Ma se abbiamo bisogno di un'idea, basta uscire e dare un'occhiata in giro: la natura potrebbe già avere le risposte e potrebbero essere là fuori da migliaia di anni.
Per l'artista il BioDesign non è altro che una traduzione: dal linguaggio del mondo che sta intorno a noi a quello della tecnica, per creare cose intelligenti che non hanno bisogno di computer e tecnologia.
Ho passato gli ultimi dieci anni in Cina, continua Colani, ma alla fine ho deciso di trasferirmi nell'unico paese dove il design è a casa sua: l'Italia. Più precisamente Milano. La Triennale Bovisa ospita fino all'8 gennaio la prima esposizione dell'artista, con 1000 opere, progetti e installazioni che raccontano la sua visione.
Dentro la mostra, Il futuro è a Milano à�€“ Colani BioDesign Codex Show, c'è un invito a recuperare il contatto con la natura. Come? Ricominciando a rispettarla e a utilizzarla come fonte d'ispirazione.
Le opere di Colani mostrano la forza di questa consapevolezza: il designer ha sempre creduto, fin dagli anni sessanta, nella necessità di limitare l'impatto delle attività umane sull'ambiente, sfruttando le fonti rinnovabili.
Quella che oggi è ben più che una tendenza, Colani l'aveva intuita molti anni fa. Come dimostrano le sue tecniche di lavoro, concrete e manuali, in molti casi prive dell'uso di computer.
Le sfide sono ovunque e sono nuove ogni giorno: quello che dobbiamo fare à�€“ esorta Colani à�€“ è usare la testa: questa volta i computer non ci serviranno. Perchà l'invito è a tornare alle origini, quando le mani erano i nostri unici strumenti.
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