L' altezza del tratto terminale di una canna fumaria è, per definizione, la differenza di quota tra la sezione di ingresso dei fumi dell'apparecchio posto piu' in alto nel condotto dei fumi e la bocca di uscita della canna fumaria, e tale altezza deve essere superiore o al piu' uguale ai 2 metri.
È bene osservare che il rispetto di tale condizione riveste particolare importanza al fine di riuscire ad ottenere un corretto funzionamento fluidodinamico del sistema fumario, uno dei parametri maggiormente influenti da tale punto di vista.
In generale un sistema fumario termina in altezza con un comignolo che deve avere alcune caratteristiche che favoriscono il corretto funzionamento dello stesso sistema fumario: facilitare la dispersione dei prodotti della combustione anche in condizioni climatiche avverse; avere una conformazione tale da impedire la penetrazione di pioggia o neve all'interno del camino e tale da consentire il tiraggio anche in caso di venti di ogni direzione, inclinazione ed intensità; sezione utile di uscita non minore del doppio di quella del camino/canna fumaria sul quale è inserito.
Dimensionamento e caratteristiche sistemi fumari
I comignoli, non sono da confondere con i terminali di scarico, generalmente forniti dal costruttore dell'apparecchio, che avrà il compito di fornire precise indicazioni sulle modalità di installazione; per quanto riguarda i terminali e le loro distanze da porte, finestre, edifici in generale, la norma di riferimento è la norma UNI CIG 7129/08.
La norma UNI 10641: Canne fumarie collettive per apparecchi a gas di tipo C con ventilatore nel circuito di combustione – Progettazione e verifica, prescrive che la canna collettiva sia dimensionata in modo da risultare in depressione per tutto lo sviluppo, in condizioni di regime stazionario; inoltre, è possibile prevedere: un funzionamento a secco, che si verifica nel momento in cui la temperatura, in ogni punto della parete interna, nel funzionamento normale è maggiore della temperatura di rugiada dei prodotti della combustione, ed un funzionamento ad umido, che si verifica nel momento in cui la temperatura, in qualche punto della parete interna, nel funzionamento normale è minore della temperatura di rugiada dei prodotti della combustione.
Progettando il sistema per un funzionamento ad umido, i materiali dovranno essere idonei a resistere nel tempo all'azione delle condense, specifici scarichi e trattamenti dovrebbero essere in tal caso previsti per le stesse condense.
La norma UNI 11071/03 ha evidenziato che le condense acide sono sempre oggetto di una diluizione nelle acque reflue, domestiche e meteoriche, prima dell'ingresso nei collettori pubblici.
Tuttavia, tenendo conto della larga diffusione della caldaie a condensazione finalizzate a ridurre la spesa energetica degli edifici, statisticamente non é semplice individuare il rapporto tra la produzione di acque reflue ed il volume di condensati che si può generare all'interno di un sistema fumario, relativamente ad un edificio; tale rapporto dovrebbe favorire la diluizione della condensa acida prima dell'immissione nei sistemi fognari; in Europa non esiste un riferimento normativo unico in relazione a tale problematica e spesso il problema è rinviato alle amministrazioni locali.
In ogni caso, alla base di ogni canna fumaria collettiva deve essere posta una camera di raccolta di materiali solidi ed eventuali condense; essa deve essere alta almeno 50 cm ed accessibile tramite apertura dotata di sportello metallico di chiusura a tenuta d'aria; tale camera deve essere realizzata a prescindere dal tipo di funzionamento per cui il sistema è previsto a secco o ad umido.